Il mio primo incontro con la Letteratura in carne e ossa fu traumatico. Ero un ragazzino che leggeva avidamente i Canti di Leopardi, una passione monomaniacale. A una cena di amici dei miei genitori mi ritrovai seduto a fianco di un signore che sembrava importante, perché tutti gli si rivolgevano con deferenza. A chi passava per salutarlo rispondeva con degnazione, forse infastidito dal fatto che lo distraevano dal suo insistente corteggiamento a una bionda vistosa che gli stava davanti. Mi colpì il suo eloquio forbito che pareva una recita, le pause studiate ritmate dalle boccate di fumo, la gestualità enfatica, il timbro della voce che sottolineava le frasi ad effetto, la finta commozione trattenuta ricordando un collega scomparso poco prima. Mi venne detto che era uno scrittore famoso, ora non rammento neanche il nome. Ricordo però che appena rimasi solo presi coraggio e gli chiesi: “così lei scrive?”, e lui rispose: “no figliolo, io non scrivo, pubblico”. Diventai rosso in viso, il cuore mi batteva forte, e fui contento del fatto che a quella figuraccia non avessero assistito i miei.
Archive for marzo 2009
Limiti
marzo 30, 2009Il gusto per l’eccezionale
marzo 30, 2009In televisione trasmettono l’ennesimo programma sugli animali. Questa volta sono di scena i calamari giganti, bestie che vivono negli abissi marini e che possono raggiungere dimensioni impressionanti. Anche qui si parla sempre e solo di vip. Negli anni avrò guardato un’infinità di documentari sugli squali bianchi, le tigri del bengala, le orche marine, i coccodrilli, gli orsi polari, le anaconde, i condor, le vedove nere, creature che probabilmente non vedrò mai in vita mia, se non in qualche zoo o acquario, e mai niente sui passeri, che incontro quasi quotidianamente. Il gusto per l’eccezionale è il crisma della mediocrità. Sarà per questo che mi piace Leopardi.
Si fa presto a dire Kafka
marzo 30, 2009Ho un caro amico che conosco da una vita, eravamo alle medie insieme. Lavora in borsa a Milano, è impiegato in una SIM, una società di intermediazione immobiliare. Guadagna bene ma i soldi non gli bastano mai lo stesso. E’ che ha un tenore di vita alto, un figlio piccolo un po’ viziato e una moglie che non lavora, una casa grande su due piani, la donna di servizio, moto e macchine, la passione per l’arte contemporanea e i mobili antichi. Tempo fa mi parlava del suo capo, il titolare della società, un uomo ricchissimo che a suo dire è un coglione perché non sa viversi la vita. “Pensa“, mi disse, “che a fine luglio doveva andare in vacanza, raggiungere la sua famiglia a Porto Cervo per stare due settimane sul suo yacht. Io rimanevo, avevo preso le ferie a settembre. Il giorno prima di partire ci dà le ultime indicazioni, si raccomanda che facciamo questo e quello, poi ci saluta e se ne va. Tre giorni dopo arrivo in ufficio la mattina presto come al solito e lo trovo lì, con gli occhi fissi sul terminale, a comprare e vendere azioni. Gli chiedo come mai e mi risponde che si annoiava. Probabilmente a quest’ora sua moglie se la sta spassando coi marinai“.
Vocazioni
marzo 29, 2009Una delle mie ossessioni ricorrenti riguarda la vocazione artistica. Cos’è una vocazione, come si riconosce, se ognuno ha la sua ecc. Per quanto mi riguarda, credo che non sia irrilevante partire dal fatto che si tratta appunto di un’ossessione, di un pensiero ossessivo. Allora provo a chiarirmi le ragioni di questa insistenza, e le ravviso nei rapporti sentimentali. La donna amata diventa un’ossessione quando non c’è. O perché ti ha lasciato, o perché non ti si concede. In questi casi il mondo si popola improvvisamente di segnali inequivoci che evocano la sua assenza. Se sei appena stato abbandonato ogni cosa in cui ti imbatti te la ricorda: le strade sono piene di macchine come la sua, i giorni d’un tratto si susseguono come una lunga serie di ricorrenze mancate: il suo compleanno, il nostro anniversario, San Valentino, le vacanze che si erano programmate e che ora diventano un enorme buco nero…
Sogni e bisogni
marzo 27, 2009I miei sogni a occhi aperti hanno bisogno del movimento. Se sto fermo, per esempio seduto nella sala d’attesa del medico, non sogno, penso. Penso a cose che devo fare subito dopo, o rifletto su cose che mi sono successe il giorno prima. Ma per sognare a occhi aperti mi devo muovere, e devono essere spostamenti seriali, quotidiani, come casa-lavoro in auto, o ufficio-banca a piedi. La loro ripetitività mi rende libero di fantasticare. Gli spostamenti a piedi sono i miei preferiti. Le gambe vanno da sole, metto il pilota automatico e sogno. Il tema molto spesso è i soldi. Una vincita improvvisa, al superenalotto o con un gratta e vinci. La cosa curiosa è che non ho mai giocato. Altre volte immagino di trovare una valigia piena di soldi, dimenticata o persa dal suo proprietario. Il soggetto somiglia a quello di certi film dei fratelli Coen, tipo Fargo o Non è un paese per vecchi. Nel primo Steve Buscemi rapisce una donna e viene pagato con un milione di dollari. Seppellisce nella neve la valigia col denaro e poi viene ucciso, per cui nessuno sarà più in grado di ritrovarla. Nel secondo invece Josh Brolin trova una valigia con due milioni di dollari, frutto di una transazione criminale finita male, e da lì incominciano i suoi guai. (more…)
Tre personaggi in cerca d’amore
marzo 26, 2009 Nicole vive col marito Martino e la figlia Arianna in un piccolo appartamento di una casa di ringhiera. Hanno appena finito di cenare. Lui è andato nello studiolo a stampare alcuni preventivi che gli serviranno l’indomani e Arianna si è chiusa in camera sua, ha mandato un sms a un’amica di scuola e si è messa a ballare con la musica di Viva la vida dei Coldplay. Arianna ha 16 anni ed è innamorata di Francesco, uno studente dell’istituto alberghiero di un anno più grande di lei. Lui ha la passione della cucina, da grande vuole fare il cuoco; lei dipinge quadri astratti, legge tanto come la madre e gioca a pallavolo. Quando camminano per strada il mondo intorno non esiste, ognuno è perso negli occhi dell’altro. Nicole li chiama scherzosamente “I coniugi di Erba”, alludendo a Olindo e Rosy, gli assassini innamorati che ora sognano una cella matrimoniale. Nei lunghi pomeriggi che trascorrono assieme nella casa vuota dei genitori di lui, Arianna e Francesco sperimentano nuovi piatti e fanno l’amore. Lei gli chiede consigli sui suoi dipinti e lui le fa assaggiare i suoi esperimenti culinari. Per loro la vita è una sterminata distesa di possibilità, tutto è ancora da compiersi. (more…)
La franchigia morale di Israele
marzo 26, 2009La sparo grossa, tanto non mi sente nessuno. Pensavo agli effetti nefasti di questo culto della memoria, di cui parlavo alcuni giorni fa, non a caso menzionando proprio “il giorno della memoria”. Alla luce delle recenti rivelazioni di fonte israeliana sulla ferocia gratuita di tanti episodi criminali relativi all’operazione piombo fuso su Gaza, io credo che si debba finirla con il considerare gli israeliani un popolo a statuto speciale. E credo si debba finirla pure con quell’atteggiamento ricattatorio per cui chiunque critica Israele rischia di vedersi affibbiata l’infame etichetta di “antisemita”, in fondo una versione aggiornata e speculare della stella a sei punte. Il gigantesco senso di colpa dell’Occidente verso le sue vittime, rinverdito di continuo con le periodiche commemorazioni della Shoa, finisce per perdonare qualsiasi efferatezza, augurandosi che così facendo si pareggino in qualche modo i conti. In realtà, così facendo si perpetua soltanto il nostro atavico senso di superiorità, e li si ghettizza per l’ennesima volta trattandoli alla stregua di soggetti a responsabilità limitata, eterni minorenni problematici incapaci di realizzare qualcosa di buono a causa del male subìto da noi mezzo secolo fa. Chissà se capiremo mai che la franchigia morale che gli è stata accordata danneggia in primo luogo loro stessi, e che il razzismo può nutrirsi anche di pregiudizi positivi.
Ama nesciri
marzo 26, 2009Giuseppe Pontiggia era solito ironizzare sul fatto che “lo scrittore postumo pubblica molto di più di quando era in vita”, soprattutto perché non tocca più a lui scegliere i propri scritti, e chi lo fa in sua vece spesso non va troppo per il sottile. Nel caso di Emil Cioran, come dimostrano i meravigliosi e densissimi Cahiers (Adelphi), dati alle stampe postumi dalla compagna Simone Boué contravvenendo alle sue precise disposizioni testamentarie, il meglio della sua produzione si nascondeva proprio fra gli scarti. Più che un libro questi quaderni sono il cantiere di diversi libri, la summa caotica e sulfurea di tutto il suo pensiero. Una requisitoria feroce contro il mondo e contro di sé, composta in una prosa che dà corpo all’immagine kantiana della ragione al tribunale di se stessa. A questo badiale Zibaldone, che attraversa un arco di 15 anni (dal 1957 al 1972), il rumeno affidò tutta una serie di confidenze intime, aforismi, ricordi e annotazioni che prendono spunto dalle occasioni più disparate: la morte di un congiunto, una mostra d’arte, una cena con amici, una veglia notturna, l’ascolto della musica, una lettura, una passeggiata ai Giardini del Lussemburgo. Si tratta di frammenti, di brevi illuminazioni che rispecchiano fedelmente la forma espressiva di uno spirito che rifiutò sempre il sistema coerente e unitario. Forse, il loro grande fascino risiede proprio in questa immediatezza e spontaneità, nell’essere insomma dei taccuini senza destinatario; e il diario è, probabilmente, il genere letterario che garantisce la minor distanza fra arte e vita, il nobile e disperato tentativo di colmare l’abisso insondabile che separa l’una dall’altra.
Damien Hirst
marzo 25, 2009“Le immagini di mattatoi e di carne mi hanno sempre molto colpito […] Che altro siamo, se non potenziali carcasse? Quando entro in una macelleria mi meraviglio sempre di non esserci io, appeso lì, al posto dell’animale”.
Francis Bacon, La brutalità delle cose, 1991.
Ha ragione Anna Detheridge: “Damien Hirst è più antico di quanto non sembri”; e l’allestimento della sua prima retrospettiva al Museo Archeologico di Napoli, intitolata Il Tormento e l’estasi, suggella la sua appartenenza ad una genealogia illustre e secolare. Il tema centrale della sua produzione è quello della vanitas, intesa come totale soggezione di ogni cosa terrena al potere del tempo e della morte. Hirst, l’artista trasgressivo e scandaloso idolatrato dagli happy few e detestato dai benpensanti, è in realtà un conservatore, perché l’ossessione della carne sta alla base del pensiero reazionario e sancisce l’ineluttabilità del destino dell’uomo. (more…)
Mi manca chiunque
marzo 25, 2009Vorrei partire dal titolo di questo incontro in memoria di David Foster Wallace, cioè “Mi manca chiunque”. Come sapete “Mi manca chiunque” è una sua frase famosa, tratta da La scopa del sistema. La pronuncia il protagonista, Rick Vigorous. Vorrei partire da qui perché il concetto di “mancanza” spiega diverse cose circa la natura della categoria dei “grandi scrittori” e relativamente al nostro rapporto con loro. I grandi scrittori somigliano molto al coniuge ricco, che non è mai così benvoluto come quando se ne può denunciare la scomparsa. E’ la loro funzione precipua, il mancare. Mancano perché sono pochi, e quindi a volte ci lamentiamo della loro assenza, e mancano perché ci mancano, nel senso che il loro genio spesso viene riconosciuto solo dopo che sono morti. David Foster Wallace fu considerato molto presto un classico contemporaneo, un autore di culto, il castigo della consacrazione lo raggiunse sin da giovane. Oggi manca a tutti noi, che siamo qui per tributargli un commosso omaggio, e che pensiamo, come ha scritto di recente Andrea Cortellessa, che il suicidio dello scrittore americano sia stato un evento epocale, qualcosa che probabilmente un giorno sarà ricordato come una sorta di 11 settembre della letteratura contemporanea. (more…)