Archive for aprile 2009

Cachinni infantili

aprile 30, 2009

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L’altro giorno ero un po’ spleenato, stavo guidando per lavoro nella zona industriale di Varese e a un certo punto mi è arrivato un sms della TIM che mi dava il benvenuto in Svizzera. Mi è tornato subito il buon umore, e mi sono ricordato quando da bambino abitavo al Centro Edilnord di Brugherio, l’incipit professionale del nostro premier, e nei pomeriggi estivi portavo mio fratello Mario in bici a un paio di chilometri di distanza, cioè al Villaggio Falk, un modesto complesso di case popolari per gli operai dell’acciaieria, dicendogli: “guarda che bello, questa è Roma! Se fai il bravo domani ti faccio vedere Parigi”. Lui era estasiato, pensava di aver raggiunto il favoloso finisterrae ai confini del mondo, continuava a ringraziarmi, e io dentro di me ridevo come un fesso. Poi mi stupisco perché ora si fuma l’impossibile…

Idolatrie letterarie

aprile 29, 2009

atteone_thumbnailSul rapporto fra autori e lettori J. M. Coetzee ha riflettuto a lungo, soprattutto nel libro intitolato Elizabeth Costello. La protagonista è un’anziana e celebre scrittrice australiana, una sorta di alter ego del narratore sudafricano, che gira il mondo per tenere conferenze e ricevere premi; e due delle sei lezioni in cui è diviso il testo trattano appunto la questione della relazione ancìpite che s’instaura fra uno scrittore famoso e il suo pubblico. (more…)

Voyerismo e flânerie

aprile 27, 2009

acconciIn un’intervista recente, parlando a proposito del suo ultimo libro intitolato Finestre di Manhattan, Antonio Muñoz Molina ha detto che “la situazione perfetta per uno scrittore è quella di poter vedere senza essere visto. Io non mi stanco mai di stare alla finestra o di passeggiare”. La frase dell’autore andaluso non è particolarmente arguta o memorabile, e tuttavia ha il pregio di indicare due tra i più diffusi modelli rappresentativi del Realismo nell’arte e nella letteratura contemporanee. Gli incunaboli di questi modelli risalgono più o meno agli stessi anni (1835-40), e sono dei racconti ambientati a Londra opera di scrittori americani. Si tratta de L’uomo della folla di Edgar Allan Poe e di Wakefield di Nataniel Hawthorne. (more…)

Fighetto

aprile 26, 2009

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di Luca Sofri

C’è un piccolo ma illuminante corollario dell’avvento dell’antielitismo, e della sua diffusione sia a destra che a sinistra, ed è l’inflazione del termine “fighetto” con intenzione offensiva, in sostituzione di più articolati ragionamenti ( si dice “roba da fighetti”, e fine della discussione). In tempi di fastidio per le eccellenze, per la cultura, per le complessità, per gli intellettuali e per i ragionamenti troppo elaborati, non c’è peggior offesa che “fighetto”. Solo che il termine è ormai destituito di ogni fondamento, come il suo simmetrico “sfigato”: lo si usa in qualunque occasione e con chiunque, perché è così infamante che la sua onta prevarrà sulla sua vacuità. (more…)

Essere sulla bocca di tutti

aprile 26, 2009

Dovremmo abituarci a considerare il successo come qualcosa di volgare e degradante, sosteneva Manganelli. Forse per certi versi era un ritorno all’antico, quello che auspicava. Mi è venuto in mente leggendo un’edizione critica dell’Obituario monzese fornitami dalla mia amica Stefanie. In questo volume, a differenza del mio, c’è un lungo saggio introduttivo che ricostruisce la mentalità medievale del borgo brianzolo. Fra i documenti dell’epoca citati si parla degli “Statuti civili monzesi” del XIV secolo, e nella Rubrica generalis de infrixaturis, che è un insieme di norme che intendevano porre un freno e una disciplina all’ostentazione del lusso della classe mercantile e di quella nobiliare, veniva fatto divieto ai miei concittadini di allora di indossare in pubblico abiti eccentrici o gioielli troppo vistosi per non “essere sulla bocca di tutti”, cosa considerata estremamente riprovevole e vergognosa. L’esatto contrario di oggi.

Il discrimine non paga

aprile 25, 2009

meritoL’ultima infornata di candidature femminili del PdL (il Partito di Lui) per le prossime elezioni europee registra un aumento della presenza di letteronze, grande fratelle e vallette televisive. Ricordo che ai tempi della polemica fra Sabina Guzzanti e Mara Carfagna ci fu una sollevazione bipartisan in difesa del Ministro per le Pari Opportunità, che ricevette la solidarietà di femministe storiche come Loredana Lipperini, Ritanna Armeni e Natalia Aspesi. La sinistra in queste cose è impareggiabile. Il giorno in cui faranno Ministro della Sanità Cristina (evidentemente per le sue competenze in fatto di chirurgia estetica), la maggiorata dell’ultima edizione del GF, alle prime avvisaglie di critica sbucherà sicuramente qualche intellettuale femminista a ricordarci che non esiste alcuna correlazione fra la misura del reggiseno e l’intelligenza di una donna, per cui giudichiamola dall’operato e senza preconcetti. Anche in questo caso io vedo dei nessi evidenti, dei punti di contatto fra questo veterofemminismo formale e il sultanato che ci governa con tanto di corte e di harem. (more…)

Con rito abbreviato

aprile 25, 2009

I blog diaristici come questo sono l’outlet della psicanalisi, la vetrinizzazione sociale dei confortevoli tesori dell’interiorità, il cui unico pregio consiste nel consentire ai babbei di vantarsi del loro disvelamento.

Lessico e chiarezza espressiva

aprile 24, 2009

gadda“Fatti, non parole” è l’eterna e disattesa promessa dei politici di ogni schieramento. Una conferma di questo luogo comune viene dal recente invito ad abolire dal dizionario del centro-sinistra termini quali socialdemocrazia ed egualitarismo, retaggio di un passato imbarazzante di cui ora ci si vuole disfare come di una prova a carico. Forse è solo questione di moda, in fondo anche il lessico si aggiorna e si adegua ai tempi che corrono, con nuovi innesti e mesti accantonamenti. Da vent’anni il discorso è fermo perché più nessuno lo porta avanti, e stessa sorte è toccata a nella misura in cui, espressioni decedute per l’abuso e il conseguente sarcasmo che suscitavano. Archiviazioni più attuali riguardano i diminutivi che facevano tanto understatement (attimino, aiutino), con ogni probabilità perché viviamo in tempi massimalisti e preferiamo la frase piena, reboante, in cui un avverbio non si nega a nessuno. Chi è più disposto a rispondere con un semplice o no senza premettere assolutamente? E il piuttosto che usato non come gerarchia di preferenza ma come esposizione di alternative? O ancora il comunque posposto a perché, vero must di questa stagione al pari della sciarpa col nodo scorsoio e il cappotto corto e stretto.

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darwinismi trasversali

aprile 23, 2009

manganelli-paninoDiceva bene il Tapiro, le statistiche sono delle “frigide megere” che piacciono a tutti, ai rivoluzionari da operetta che esecrano il darwinismo sociale ma sposano quello culturale, per cui il valore di mercato (seller) diventa un valore di merito (best), e ai più beceri demagoghi di destra che le adoperano come lavacro morale e investitura istituzionale, dal che si dimostra che anche nei pregiudizi l’etica e l’estetica vanno a braccetto. Desumere il valore di un libro dai dati di vendita non è diverso dal citare la frequenza di reati simili per scagionarsi (non è grave dato che lo fanno quasi tutti, non è brutto dato che lo leggono quasi tutti). Poi ci si sorprende se Vendola definisce “geniale”  Berlusconi

Antielitismo editoriale

aprile 22, 2009

lipperiniQuesta è troppo bella, devo raccontarla assolutamente. Loredana Lipperini (nella foto), la giornalista culturale di Repubblica, sul suo blog, vero e proprio tempio webbico dell’antielitismo, cita una frase di Gianarturo Ferrari, il boss della Mondadori, che afferma che “il segmento più forte dei 3.300.000 lettori italiani del Codice da Vinci sono i lettori forti, non i deboli”.  A supporto di ciò un commentatore fornisce i dati dell’AIE (Associazione Italiana Editori), secondo cui per “lettore forte” si intende in Italia colui che acquista almeno 7/10 libri l’anno. Sempre secondo le stime dell’AIE, questi lettori ammonterebbero a circa 4.760.000 su 14 milioni di italiani che leggono (dati 2008).

Che dire? Facciamo qualche calcolo. Nel nostro paese si vendono circa 55 milioni di libri l’anno, testi scolastici compresi. Se i c.d. lettori forti sono 4.760.000 e comprano 7/10 libri l’anno, vuol dire che quasi 47 milioni di libri venduti su 55 milioni li acquistano loro, e i restanti 10 milioni di lettori occasionali sono proprio tali, nel senso che ne comprano meno di 1 a testa all’anno. Cioè neanche per regalarli a Natale, e quindi non leggendoli, e sempre ignorando che esiste il mercato dei libri di testo, quello obbligatorio per i suoi clienti. Bah… A me questa operazione di maquillage nominalistico ricorda tanto la proposta che fece Berlusconi nel 2002 quando la Fiat era in crisi, e lui suggerì di cambiare il nome della Punto chiamandola Ferrari (forse anche Gianarturo), quasi bastasse questo per trasformare un’utilitaria in una fuoriserie. Il “lettore occasionale” di un tempo oggi è stato promosso a  “lettore forte”, e il “non lettore” è diventato un “lettore occasionale”, così la crisi non c’è più, come la pancia della pubblicità. L’ho sempre detto io che l’antielitismo è un elitismo massificato.