Aveva ragione lui. Sembrava una sparata, una provocazione arguta, un folle paradosso e invece l’utopia è diventata realtà e si è trasformata in incubo: ora per tutti c’è la possibilità di avere il proprio quarto d’ora di celebrità.
La scorsa settimana sono andato al solito ciclo di reading poetici, quello che presi a frequentare come una specie di ansiolitico letterario appena mi separai, più o meno per la stessa ragione per cui il protagonista di Fight club partecipava ai gruppi di sostegno per malati terminali. Ma questa volta non c’era il solito sparuto pubblico di viziosi. Questa volta la saletta coi neon e il perlinato era gremita. Una delle organizzatrici mi si è avvicinata chiedendomi se avrei letto anch’io perché mi si doveva inserire in scaletta, così ho scoperto che erano tutti lì per declamare i propri versi, pubblicati o scritti su un quadernetto. L’uovo di colombo, in pratica. Per racimolare un degno pubblico alla poesia non bisogna invitare gli appassionati di poesia, bensì i poeti, cioè gli appassionati della propria poesia. E in questo modo a ognuno, a turno, sarebbe stato garantito un quarto d’ora di celebrità.
Tornato a casa ho acceso la tv e c’era Maurizio Costanzo che pubblicizzava la ripresa del suo show. Affermava che in 25 anni di messa in onda aveva presentato 33.000 ospiti. 33.000. Una città. Eccolo, mi son detto, l’elitismo di massa, falso come un grande amore. Ma forse la realizzazione dell’utopia di Warhol annuncia l’imminente fine di quel modo di porsi e relazionarsi agli altri; similmente alle mode, che declinano nello stesso momento in cui si diffondono troppo. Forse siamo vicini a una crisi di rigetto, non per niente al reading collettivo tanti sembravano solo attendere con impazienza il proprio turno. Forse il basta di “Basta apparire”, il sottotitolo del film Videocracy, significa alt, stop, e nel prossimo futuro ognuno aspirerà ad almeno un quarto d’ora di anonimato. Forse.
ottobre 16, 2009 alle 9:32 am |
“Lathe biosas”, disse qualcuno tanto tempo fa.
(Se avessi un blasone, ce lo farei scrivere sopra).
ottobre 16, 2009 alle 11:07 am |
“Ama nesciri”. Ciao Sergio 🙂
ottobre 16, 2009 alle 11:26 am |
Non potremmo mai incontrarci nella realtà, io invece, quando voglio incontrare persone perbene, come in Harold e Maude, giro per cimiteri 😉
ottobre 16, 2009 alle 11:32 am |
mi prenoto per il quarto d’ora di anonimato
ottobre 16, 2009 alle 12:50 pm |
ma cos’è il perlinato?
ottobre 16, 2009 alle 7:35 pm |
le rare volte che vado ai reading o alle fiere, e comunque in tutte le situazioni di mondanità letteraria, quello che provo io è il quarto d’ora di estraneità.
ottobre 18, 2009 alle 5:12 am |
Ricordo che, a metà degli anni ’90, fui intervistato da Tele Alpi Apuane (avevo ritirato un Premio Bancarellino per conto di un’autrice che non era potuta venire e di cui avevo tradotto il libro). E’ da allora che mi chiedo se sia diventato famoso oppure no.
ottobre 19, 2009 alle 3:38 pm |
ma hai poi letto qualcosa di tuo?
_faccina ammiccante_ (non la so fare…)
a.
ottobre 19, 2009 alle 6:44 pm |
mai scritto poesie in vita mia 🙂
(la faccina ammiccante è punto e virgola, trattino medio e parentesi chiusa a destra)
ottobre 19, 2009 alle 11:43 pm |
Nemmeno io ho mai scritto poesie, Sergio: un altro dato che ci accomuna. 😉
ottobre 20, 2009 alle 6:17 am |
La cosa non mi sorprende, Paolo 🙂
ottobre 22, 2009 alle 12:04 pm |
L’anonimato come nuova voluttà, l’ascoltare anziché essere ascoltati come autentico prestigio. Mmm…mi piace moltissimo.
ottobre 22, 2009 alle 3:22 pm |
e stasera reply, all togheter, però
ottobre 22, 2009 alle 4:59 pm |
grandi momenti tonite!
ottobre 23, 2009 alle 9:10 am |
franz, ti sei esibito a quanto pare :))
ottobre 23, 2009 alle 10:38 am |
Ehi, Sergio: si batte la fiacca in questo blog, eh?