Consumare è meglio che fottere

sex and the city

L’altra sera a cena con amici si discuteva della condizione femminile ai tempi del caimano. Naturalmente si era tutti d’accordo sui passi indietro fatti in questi ultimi anni, e si citava il velinismo, le escort, la battuta a Rosy Bindi. L’unico modo per differenziarsi dal coro unanime consisteva nel segnalare episodi minori di questa involuzione, e io ho ricordato il celebre scambio di bigliettini avvenuto fra il premier e due avvenenti onorevoli del suo partito durante il voto di fiducia alla Camera dei Deputati a maggio dell’anno scorso. Parlo di Gabriella Giammanco e Nunzia De Girolamo, autorizzate dal Presidente del Consiglio a uscire da Montecitorio per recarsi a eventuali inviti galanti, tanto la loro presenza lì non era ritenuta “necessaria”. La moglie di un mio amico era molto indignata per questa concezione ornamentale della donna in politica, e conveniva con me sulla gravità dell’episodio; salvo poi, quando la conversazione era slittata su altri temi, contraddirsi ai miei occhi additando la serie tv Sex and the city come fulgido esempio di parità raggiunta, attribuendo il merito principale di ciò agli sceneggiatori gay, che con dialoghi brillanti e storie avvincenti hanno rappresentato “una donna moderna” finalmente libera di gestire il proprio corpo e il proprio tempo come meglio crede. So di andare controcorrente, visto il grande successo di quella serie, e confesso di essermi divertito spesso guardandola, ma se la felicità mercantile dello shopping e del sesso compulsivi è considerata il traguardo del processo di emancipazione femminile nell’occidente più avanzato, allora siamo messi male.

58 Risposte to “Consumare è meglio che fottere”

  1. sergio pasquandrea Says:

    quattro (ex-)trentenni dell’upper class newyorkese che, non avendo una mazza da fare tutto il giorno, scopano con chiunque capita a tiro e sparano battutine finto-intelligenti, sempre con addosso vestiti griffatissimi, sarebbero “donne moderne e libere”?
    ti dirò: meglio la bindi…

  2. alessandro zannoni Says:

    l’emancipazione femminile ha raggiunto l’assioma godere è potere. il resto non conta, neppure la bindi. ciao sergio.

  3. James Lee Burke Says:

    All’identità femminile oggi si chiedono un sacco di cose diverse. Quel telefilm offre una risposta schematica e probabilmente falsa ma almeno affermativa e aggressiva. Per questo quel tipo di voce sembra aver attecchito in tanti blog italiani, quando una donna parla del suo rapporto con l’altro sesso.

  4. franz krauspenhaar Says:

    sex and the city, le rare volte che m’è capitato di guardarla, mi ha sempre fatto lo stesso effetto: pena. una pena infinita, coriacea, instancabile. una pena dura come un pene incannato perso. quattro deficienti americane che divengono il prototipo di una libertà da carta di credito; i loro discorsi sul sesso li trovavo vomitevoli. le loro griffes rappresentavano la “religione mastercard”, la religione atea dei nostri tempi bastardi. l’ultima volta, che ero incazzato per fatti miei, non trovando nulla di veramente contundente, scagliai un cuscino contro il televisore, urlando.

  5. agatathecat Says:

    Si vabbe’ tutti contro e poi vi mettete con le gattone…

    :))

  6. alessandro zannoni Says:

    🙂

  7. elena Says:

    Assai d’accordo con te, Sergio. Le donne che amano questo genere di rappresentazione della donna, di solito sono quelle che si sentono molto paritarie andando a vedere gli spogliarelli maschili il giorno della festa della donna o uscendo con le amiche il venerdì perché lui il venerdì ha la partita di calcetto e io non sono da meno.

  8. Bianca Madeccia Says:

    In linea di massima sarei anche d’accordo, ma questo modello di modernità ed emancipazione basato sul consumo di oggetti e corpi, lo pratica da sempre l’uomo. Non si capisce allora, perché non scatta mai la critica nei confronti della società maschile che si sente “figa” e moderna quando consuma, compre, fotte o scegliete voi le parole che più preferite, e improvvisamente, quando poi lo stesso modello di emancipazione vera o presunta viene adottato da una parte del pubblico femminile, sia pure solo sullo schermo, diventa fastidioso, volgare, eccessivo. Mi sembra che poi, alla fine, ci sia sempre un doppio metro di giudizio, alcuni comportamenti adottati dall’uomo, lo rendono ‘migliore’ ammirabile, virile, quando invece adottati dalla donna, volgare, consumista etc etc. penso, che in una critica sincera e non pretestuosa, o si critica il modello nella sua completezza (maschile e femminile), oppure diventa solo una nuova, ennesima forma di misoginia.

  9. sergio pasquandrea Says:

    il problema è proprio quello: se “emancipazione” significa adeguamento agli aspetti peggiori della cultura maschile, allora (come dicevo sopra) meglio la bindi…

  10. Bianca Madeccia Says:

    Sergio, perché “peggiori”? Direi gli aspetti ‘normali’. Senza arrivare ai loft di Manhattan, la cultura maschile è tutta (con rarissime eccezioni) sbilanciata in questa direzione da sempre e non ci pensa proprio a criticare i propri valori fondanti, anzi, del fottere e consumare se ne fa vanto e medaglia da campo…

    Sicuramente meglio la Bindi. Ma se dobbiamo criticare il pensiero che sta alla base di certi atteggiamenti, non si possono trovare ridicole le donne e normali&perbene&virili nonché fighi gli uomini. No? O il modello è volgare&consumistico solo se ha la gonna?

  11. andrea Says:

    concondo con sergio, ma anche con bianca. il modello è volgare sempre non solo se ha la gonna. tuttavia mi permetto di provocare in questo modo: perchè le donne devono copiare gli aspetti peggiori degli uomini?

  12. erosmatutinus Says:

    no, il modello è deteriore comunque.
    proprio per questo mi sembra assurdo che le donne vi si adeguino scambiandolo per “emancipazione”. è solo un’altra forma di degradazione, diversa nei modi ma alla fine equivalente nei risultati.

  13. luigi weber Says:

    Ho sempre trovato insopportabile a pelle sex & the city, non sono mai riuscito a finire nemmeno una puntata, nemmeno mezza, non so neanche come si chiamano le protagoniste. Però era uno di quegli argomenti intoccabili, che se lo critichi ti linciano tutti. Grazie Sergio, sottoscrivo il tuo intervento. E aggiungo che sì, il modello è detestabile sia al maschile sia al femminile, però mi mette la medesima tristezza che mi mette vedere le donne in divisa, le donne soldato. Gli uomini soldato sono la peggior incarnazione della stupidità criminale umana. Dannarsi per diventare come loro, quando per fortuna non ci siete costrette, mi pare non uguale stupidità, ma peggio.

  14. sergio pasquandrea Says:

    ovviamente concordo.
    il modello edonistico-consumistico è da criticare comunque, sia al maschile sia al femminile.
    se poi viene visto come una “conquista”, o un “punto d’arrivo”, o addirittura una “liberazione”, peggio mi sento.

  15. Bianca Madeccia Says:

    E’ sempre bello ritrovarsi tra persone tanto sensibili alla questione femminile. Capita raramente. Al contempo, oggi è una giornata triste perché apro il giornale e trovo l’enessima notizia, oramai giornaliera di marito che uccide a coltellate moglie e figlia di 9 anni.
    Mi permetto quindi di lasciare solo due dati e poi sparisco nel nulla. Ultimi dati Ricerca Eures. Un omicidio su 4 avviene in famiglia. il 70% delle vittime sono donne. Sette donne su 10 vengono uccise dal compagno. Gli omicidi in famiglia sono in aumento. Ho omesso i dati sulla violenza sessuale ovviamente lasciando solo quelli sull’omicidio. Questo è il nostro Sex and The City.

    E poi un link di uomini che ha deciso di prender parte attiva alla causa dell’emancipazione femminile che potrebbe tornar utile. Abuso della vostra pazienza perché ho la fortuna rara di trovarmi in un consesso di persone molto sensibili a questo argomento (l’emancipazione femminile). Grazie a tutti.

    http://www.maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=191&Itemid=5

  16. franz krauspenhaar Says:

    mah. sento puzza di accusa di misoginia. io della donna ho un concetto alto. se mi vengono a somministrare della “pornografia in costume” mi viene da vomitare. la pornografia classica, lo dico per esperienza, è molto meglio. è più onesta.

    ps: lo sappiamo che le donne vengono ammazzate abbastanza facilmente. le famiglie “noi le odiamo” fin troppo.

    poi questa cosa della cultura maschile… non esiste una cultura maschile. se certi maschi si comportano male è perchè certe donne alla fin fine glielo permettono. e viceversa (esistono donne prevaricatrici bene infisse nel meraviglioso solco del “politically correct”.)

  17. Bianca Madeccia Says:

    Dico solo che se si è veramente interessati a capire l’emancipazione femminile non si parte da Sex and the city, serie televisiva statunitense, che anche negli States avrà riguardato l’1 per cento della popolazione, figurati in italia quante ce ne sono che vivono così. Come giudicare la sanità partendo dalla serie di Doctor House, Anche perché qui, è più semplice essere accoltellate dal convivente o stuprate dal vicino di casa che fare shopping con la carta di credito. Abbiamo gli stipendi più bassi d’europa. Non a caso, nella classifica di genere recentemente stilata dal World Economic forum,sulla disparità di genere l’italia è fanalino di coda, 84°… Al 13 e 14 posto Lituania e Lettonia. Sono dati, non chiacchiere, altro che ‘consumismo’… Infine: sono uomini che uccidono, sono gli uomini che stuprano. La cultura della violenza fisica è maschile.

  18. Carlo Cannella Says:

    La storia, scriveva Emma Goldman, ci ha insegnato che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. È dunque necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla.
    E’ passato piu’ di un secolo da quando quelle parole furono pronunciate. Purtroppo ho l’impressione che la donna, invece di contrapporsi a un modello di sopraffazione che le ha violentate dall’interno, pretenda oggi di scimmiottarne le tecniche per ambire al segreto del potere.

  19. chi Says:

    secondo me non ha alcun senso tentare di identificare il modello di UNA (donna moderna): le donne sono tante, diverse tra loro (evviva!): non c’è più il dualismo santa/puttana, seria/frivola, gattona/imbranatona.
    i modelli sono roba vecchia, roba da maschi.
    su sex and the city – non mi piace, ne ho viste due puntate nemmeno intere – penso che il messaggio non sia scopate&comprate più che potete ma: la famiglia tradizionale non è più l’unica forma sociale possibile, vanno bene anche le consorterie di amiche singles, le coppie instabili e meno “normali”. lo shopping a gogo serve per il product placement e per avere i costumi gratis dagli stilisti.

  20. matilde Says:

    Ringrazio Sergio per il post. Ma, sopratutto ringrazio Bianca.
    Che poi non esista una cultura maschile .. !!! mi sembra un’affermazione come minimo avventata, con tutto il rispetto per franz krauspenhaar che stimo e leggo sempre con piacere.

  21. gianni biondillo Says:

    Sex & the city era oggettivamente scritto molto bene. Portava avanti modelli per nulla condivisibili. (non tutto, ovvio. Molte cose erano apprezzabili anche dal mio “punto di vista”.)
    L’ho guardato ammirando la qualità della scrittura e disprezzando il messaggio implicito.
    Però, per me, in arte l’estetico “viene prima” dell’etico.

  22. franz krauspenhaar Says:

    dai, chiamare arte quella boiata… è una serie davvero scarsa, diciamoci la verità.

    bianca: d’accordo, ma la televisione ingolla lo spettatore di modelli… sono certo che molte ragazze e donne se lo sono bevuto, il beverone, fino alla fine.

  23. elena Says:

    Io sono d’accordo con Carlo Cannella. Non ne posso più di piagnistei. Non ne posso più di sentire parlare di donne maltrattate, menate, sfruttate, che subiscono la violenza dei rispettivi uomini per il bene dei figli, perché amano troppo il loro torturatore o perché sono state educate a sopportare.
    Di uomini educati dalle donne ad aspettarsi di essere accuditi, obbediti e amati nonostante.
    Di donne educate dalle donne ad accudire, obbedire e amare nonostante.
    Ormai i mezzi li abbiamo, vediamo di darci una mossa.

  24. sergiogarufi Says:

    Mi fa piacere che questa piccola riflessione abbia provocato tanti interventi. Non sono un esperto dell’argomento, mi limito solo a osservare che a volte, come nel caso di “Sex and the city”, pare che il movimento di liberazione della donna coincida con la liberazione dagli indumenti, o con un cambio frenetico di questi e dei partner occasionali. “L’estensione del dominio della lotta” di cui parlava Houellebecq è appunto la logica mercantile applicata agli affetti: i rapporti consumistici, la vendita del proprio corpo, di alcune sue parti, l’affitto dell’utero, perché tutto ha un prezzo. Se il modello cui tendere è solo quello maschile dominante, allora si saluterà come un grande successo l’accesso delle donne alla carriera militare, e capiterà come ad Abu Grahib, il carcere iracheno diretto da una generalessa che consentiva ai suoi sottoposti, fra cui pure una donna, di esercitare la tortura sui carcerati. L’uniforme (militare) genera comportamenti uniformi, un livellamento al peggio, proprio ciò di cui non abbiamo bisogno.

  25. Bianca Madeccia Says:

    Sì, potremmo anche essere d’accordo. Ma l’automobile, per guidarla, per imprimerle una direzione, devi prima averla. E le donne sono ben lontane dall’avere una qualsiasi forma di potere. Forse, qui in Italia, tra 100 anni. Ed insisto, non dipende solo dalle donne, ma anche dagli uomini di buona volontà. Negli Usa il movimento dei neri non avrebbe potuto fare quello che ha fatto, se non avesse avuto ANCHE (senza togliere nessun merito a quella straordinaria rivoluzione) una parte della popolazione bianca pronta ad accogliere, modificare e ridurre alcuni ingiusti privilegi o discriminazioni arbitrarie. Non credo che le donne debbano lavorare di più, lavorano già quattro volte di più di un uomo e con stipendio e possibilità di carriera enormemente inferiori. Credo che la società tutta, debba ora fare qualcosa per la questione femminile, come fanno in altri stati europei e non. Occorrono azioni positive, tante, moltissime, di più.

  26. luigi weber Says:

    @ sergio, sulla questione dell’accesso alla vita militare: è esattamente quello che volevo dire io, grazie.

  27. Bianca Madeccia Says:

    Il potere attualmente è saldamente nelle mani dell’uomo, esercito compreso, se alcune modalità operative dell’esercito (leggi: torture) non sono state cambiate fino ad oggi, perché ci si aspetta che questo accada con l’ingresso delle donne? Evidentemente, al potere (maschile) l’esercito va benissimo così com’è. Altrimenti la battaglia contro la tortura l’avrebbe già portata avanti da se, senza scaricare anche questa ulteriore rivoluzione sull’ipotetico avvento di un potere militare femminile. Noi (genere femminile) non siamo Cristo, e non abbiamo nessun obbligo di lavare il mondo dai suoi peccati. Ci accontenteremmo di avere pari stipendi e pari opportunità di lavoro. Poi, quando questo accadrà, ci saranno donne di sinistra e donne di destra, donne militari, impiegate, capo di stato, ingegnere, astronomo, donne boia, come è giusto che sia, come già accade per l’uomo senza che nessuno si sia mai lamentato di questo. La parità perfetta si realizzerà quando una donna mediocre occuperà il posto di un uomo mediocre senza che nessuno trovi qualcosa da ridire.

  28. andrea Says:

    @bianca
    Sono d’accordo con te, ma se invece di ricercare e quindi ottenere nel bene e nel male la parità (che paura la donna boia) le donne realizzassero una nuova e se possibile migliore società? Magari cercando di eliminare tutti gli aspetti negativi di quella prettamente maschile? Non sarebbe più logico tentare di cambiare piuttosto che raggiungere l’uomo mediocre per mettere al suo posto una donna mediocre?

  29. franz krauspenhaar Says:

    non so, quest’ultimo intervento mi sembra esagerato. il potere è sempre maschile, le vittime sono sempre le donne, la violenza è quasi sempre fisica (dunque è pacifico che è quasi sempre maschile, dunque non si bada alla violenza psicologica che, a quanto consta a moltissimi, non ha sesso) e via di seguito. la storia è piena di donne assassine, torturatrici, soprattutto, per questioni di potere ultimo, di istigatrici al delitto. ma evidentemente, in questo mondo femminista dove si sta sempre col dito puntato verso “gli uomini che mascalzoni”, dove la “solidarietà femminile” viene praticata solo nella forma (anche perchè è roba vecchia e inutile come la “festa della donna” e altre tristi amenità) il male, tutto il male, il potere, tutto il potere ha, mi si consenta il francesismo metaforico, i coglioni.

    io credo che questi affreschi, con questi scenari apocalittici, siano ormai pieni di croste. che io sia così fortunato da conoscere donne che sanno difendersi con le unghie e con i denti, che hanno risalito la china splendidamente evitando ovviamente la visione pornografica di Sex and the City e paccottiglia simile?

    il finale poi è da manuale, non so bene di cosa: la parità perfetta; come se le donne mediocri non fossero in sella da tempo (in politica l’evidenza è netta, assieme ai loro simili di sesso opposto). è pieno di sciampiste nella politica, in tv, nell’industria. ma di che stiamo parlando?

  30. chi Says:

    vi segnalo questo:
    http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2009/mese/10/articolo/1724/

  31. Bianca Madeccia Says:

    Andrea, sarebbe bello anche riuscire a trasformare le zucche in carrozze con cavalli. Faccio il paragone, ancora con il movimento dei neri statunitense. Cosa ha cambiato, a parte rivendicare una società che integrasse anche loro, in identità, colore della pelle, colore e diritti? Null’altro. Eppure, anche solo quello che hanno realizzato, il loro ingresso sulla scena di economia, politica, moda statunitense etc, non è stato rivoluzionario? Ecco, questa è la sola rivoluzione che la donna può permettersi di portare avanti. Ed è tantissimo. Apriamo le porte, e diamo “loro” tempo e aria. Le rivoluzioni di solito non amano i maestrini. La tortura, le dittature, la lotta per una società più libera: queste battaglie le portano avanti assieme tutti gli individui liberi. Io credo nello piccolo e gestibile. Posso cambiare quel che conosco e quel che mi riguarda e di cui sono responsabile. La tortura nell’esercito, francamente, è un problema di tutti, non solo delle donne. Chi sente di avere molto a cuore alcuni problemi può occuparsene direttamente. La domanda giusta può essere: cosa ho fatto io oggi contro la tortura nel mondo? Questo mi sembra un bel modo di affrontare la questione, più che stare lì a sviluppare immagini salvifiche di donne con il manto azzurro che schiaccino futuri serpenti a piedi nudi. Perché la trappola è sempre la stessa. La corona di spine e il manto celeste.

  32. Bianca Madeccia Says:

    “A man can be a hero if he is a scientist, or a soldier, or a drug addict, or a disc jockey, or a crummy mediocre politician. A man can be a hero because he suffers and despairs; or because he thinks logically and analytically; or because he is ”sensitive’;’ or because he is cruel. Wealth establishes a man as a hero, and so does poverty. Virtually any circumstance in a man’s life will make him a hero to some group of people and has a mythic rendering in the culture / in literature, art, theater, or the daily newspapers.” (Andrea Dworkin)

    cari saluti, B.

  33. lisa Says:

    “E le donne sono ben lontane dall’avere una qualsiasi forma di potere.”

    Leggevo i commenti e mi ha colpito questa frase di Bianca. Credo che il nodo sia in quella parola : “potere”. Sarà che quella parola non mi è mai piaciuta. A me non interessa il potere, credo che a molte donne non interessi il potere, così come a molti uomini, a me interessa sapere chi sono io, cosa valgo e se valgo, tanto o poco, che mi venga riconosciuto non in quanto uomo o donna ma come persona e che dunque ci siano leggi e regole che riescano a tutelare la qualità del mio valore e la dignità della mia persona.
    Se una pecca vedo nel femminismo è che, per certi versi, è come se da quarant’anni rivivesse il ’68: “più potere alle donne”, “è mia e me la gestisco da me” e in fondo Sex and the City è in parte l’evoluzione di un modello paritario che è rimasto invischiato nelle sue stesse maglie potere=soldi=potere=sesso=potere=sesso&soldi.
    Forse sarebbe il caso che l’odierno femminismo si decidesse a recidere il vecchio femminismo e ripartisse da un modello di donna che sappia riconoscersi non nella propria contrapposizione al modello maschile ma nella propria identità e solo con quella scardinare le regole guardando avanti e non al lato. Io continuo a vedere invece un femminismo che non sa uscire dal proprio corpo, anzi ne fa un uso smodato come filtro e come cassa di risonanza, perfino la produzione letteraria al femminile, all’80%, non riesce a rappresentarsi se non nel proprio corpo come GRANDE METAFORA della condizione femminile. Ma le ferite, i torti, le violenze, le ingiustizie non risiedono lì, e a me sembra a volte che in fondo noi stesse si continui paradossalmente a portare avanti un’immagine della donna senza testa tanto questa metafora viene esasperata o travisata, e in risposta a questa iconografia che ci vede sempre sottoposte, sempre ai margini, sempre un po’ perdenti, e sempre corpo quei gran furbi degli sceneggiatori di Sex and the City hanno pensato bene( è ironico eh) di concederci proprio tutto: soldi, sesso e potere.
    ciao
    lisa

  34. Bianca Madeccia Says:

    Premettiamo (così lo togliamo di mezzo) che io Sex and the city non lo guardavo. L’avrò visto una volta e mezzo e non mi è mai piaciuto. Ma non credo il punto sia questo. Non credo abbia mai prodotto un fenomeno sociale tale da allarmare le polizie, ne abbia scosso le coscienze più di tanto producendo orde di donne con carta di credito che si aggiravano per le città. Era una serie televisiva. E persino mia nipote di sei anni distingue i film dalla realtà.

    Il potere. Che a me possa non interessare il tennis, non impedisco ad altri, se vogliono, di praticarlo. Se non mi interessa il potere, nessuno mi obbligherà a concorrere alle prossime elezioni, ma magari ci saranno altre donne che vorranno farlo. E allora devono averne la possibilità. Non vorrei mai che le mie idiosincrasie o incapacità personali dovessero diventare un limite per altre persone. Credo che la nostra società moralizzi molto il potere perché abbiamo una formazione cattolica che ci impedisce di vedere che forza dirompente è. Chi è escluso dal potere è escluso dalla storia. E allo stato delle cose se un tot di donne intelligenti non cominciano ad occuparsi della situazione femminile in Italia, presto dall’84° posto nelle pari opportunità scivoleremo ancora più in basso.

    Perché certo le azione positive a favore delle donne non puoi aspettartele da uomini. Credo che su questo saremo d’accordo.

    Sul discorso che fai sull’essere solo corpo, siamo invece assolutamente d’accordo. Il potere e la sua gestione, infatti, è una delle tante possibili manifestazioni della testa.

  35. lisa Says:

    Io, quando capita, guardo di tutto, dalle pubblicità alle fiction, non si può “combattere” ciò che non si conosce, guardo e mi rendo conto quanto permeano la nostra società, il modello che sottilmente riescono ad imporre. Prova a considerare le adolescenti: il solo tratto che riesce a mettere in relazione la realtà di una ragazzina di milano con quella di uno sperduto paesino del sud è il loro aspetto, che è quello imposto dai modelli da cui vengono bombardate. Questa estate sono stata in un minuscolo centro dell’interno sardo, non c’era nulla, nessun negozio, nessuna copertura telefonica né internet ma le ragazzine ad una certa ora spuntavano tutte con la stessa frangettina e i capelli lunghi, le magliettine sexy, e gli occhi e le bocche ben truccate, e lo stesso sguardo vuoto.
    Quello che io intendevo e che tu chiami idiosincrasia non era certo l’inno al taglio e al cucito, ma semplicemente il mio disinteresse verso un potere che abbia lo stesso occhio guercio di quello maschile, quello che impediva di vedere che le stesse donne che rivendicavano i diritti sul lavoro tornavano a casa e subivano in silenzio violenze fisiche e morali da padri, mariti, fratelli in virtù di quella base cattolica di cui tu parli, un potere che continua a teorizzare dimenticando che la nostra italietta è quella dei piccoli comuni dove continuano a mancare ogni genere d’infrastrutture, biblioteche comunali, etc ( nel mio c’è una cartoleria dove gli unici libri che si riescono a trovare sono quelli della kinsella o di moccia, e sospetto che siano anche gli unici letti dal mio ass. alla cultura ) e dove l’unico confronto è quello con i personaggi televisivi e con la morale che il parroco impone di domenica, un potere che preferisce non guardare cosa il potere sta generando, e che in quella sorta di contentino concesso alle “quote rosa”( ridicola denominazione) spesso traduce l’agognata parità in presenze solo nominali ancora più umilianti della non presenza, quello che intendevo è che la finalità di un movimento femminile dovrebbe liberarsi ormai da quest’ansia da confronto e focalizzare i propri intenti su ciò che in cui è manchevole, fallimentare e alienante il potere vigente più che continuare ad aspirare alle sue stesse mancanze, fallimenti e alienazioni.
    Ovviamente lungi da me l’idea d’impedire a chicchessia di mettere a frutto le proprie capacità né di non apprezzarle quando ci sono, io di competenze non ne ho, ma neanche l’indole di seguire il branco ciecamente.

    scusate la lungaggine.

  36. Bianca Madeccia Says:

    Mai seguito branchi in vita mia, non piaccio alle femministe storiche e neanche ai maschilisti&misogini di mare, montagna, prato o città che siano. In effetti piaccio a pochissime persone. Sono definita, in generale e da chi non mi conosce, donna di carattere ‘aspro’. E mi va bene così.
    E’ una medaglia che mi sono guadagnata sul campo: il non ambire più a piacere a tutti, una conquista enorme, faticosa che difendo con le unghie e con i denti.

    Capisco la realtà di cui parli e ti racconto anche io qualche cosa piccola di me. Io mi occupo di editoria, anni fa persi il lavoro, fu un brutto momento. L’offerta più consistente che mi venne fatta fu da parte di un gruppo editoriale che pagava molto bene. Mi offrirono un contratto da redattrice a tempo indeterminato. Un terno al lotto in questo tipo di lavoro.
    La rivista: un settimanale patinatissimo per bambine studiato per abbassare l’entry point, come lo chiamano i pubblicitari. Cioè, un giornale per bambine di otto anni con prodotti, rubriche, pubblicità, rossetti e borsette, strass e ombretti in omaggio pensato per adolescenti molto post, diciamo diciottenni e oltre. Grafica rigorosamente rosa o glitter. Cuori e baci ovunque, foto di attori del cinema, cantanti, fotomodelli. modelli di perizoma etc etc. Le rubriche comprendevano argomenti come sesso, trucco, lingerie etc etc etc. Il tutto studiato per abbassare l’età di acquisto. Per rendere le pupe precoci consumatrici di cose che con la loro età non avrebbero dovuto avere nulla a che fare. Diciamo un corso propedeutico a diventare protagonista di trasmissioni come “Non è la Rai”. Ecco io quel lavoro non lo volli. Non ho mai trovato un lavoro pagato meglio e quel lavoro lo ha accettato una tipa qualsiasi con meno scupoli di me.
    Il processo non si è certo fermato perché io da sola ho detto un ‘no’. Un paio d’anni fa la Lipperini ha riscritto “Dalle parte delle bambine” dedicando a queste riviste una parte importante all’interno dell’economia del volume.
    Ecco perché a me “Sex and the city” fa ridere. In più, rispetto alle nostre ‘letterine, veline etc etc” le protagoniste di SatC almeno parlano, sono spiritose, vivono da sole, non si fanno mantenere da ministri, non ballano in perizoma sopra la scrivania di un comico che legge il telegiornale and so on.

    I modelli di formazione di cui parliamo oramai arrivano molto prima e da altri settori: cartoni animati, giornalini, bambole, figurine adesive, pubblicità, madri, veline, ballerine. I bambini sono l’ultima miniera per una pubblicità che riesce a penetrare sempre meno (anche perché al consumo c’è un limite oggettivo). I bambini invece, non hanno difese. Anche gli scaffali dei supermercati sono studiati pensando ai bambini e non più agli adulti.

    Le quote rosa. Negli States con i neri hanno funzionato molto bene.

    Il potere. Nelle tue mani ha un colore, nelle mie un altro. Capisco anche il tuo atteggiamento, forse è stato anche il mio per molto tempo: definire cos’è male e cos’è bene. Ma è sbagliato moralizzare alcune forme di energia. Io in un coltello non vedo solo la possibilità di uccidere altri esseri umani.

    Altra mia considerazione, è che non bisogna sempre aspettarsi tutto dagli altri. Nel mio ambiente piccolo (in Italia è tutto piccolo), non perfetto, pieno zeppo di pregiudizi e pensieri medievali, vado avanti, procedo. Qualcuno potrebbe pensare che giro “a vuoto”. Io non credo sia così. Mi sento molto formica, e credo ce ne siano altre da qualche parte qui vicino, e credo anche che stiamo andando tutte nella stessa direzione. E allora, ha un senso provare a spostare questo masso enorme mentre tutti mi guardano e sorridono. Ha un senso. Certo che ce l’ha. Ogni giorno sposto la MIA montagna di un millimetro. Tra cento anni, ce l’avrò fatta. Ce l’avremo fatta. Certo

    Perdona anche tu prolissità, lunghezza, errori, sintassi, opere&omissioni. Un carissimo saluto.

  37. nicole Says:

    Chissà perché tra la Bindi e Belen Rodriguez, alla fine ‘voi’ maschietti vi orientate su quest’ultima.
    Ma forse come diceva il Grande Troisi…tra un giorno da leone o cento da pecore…meglio cento da orsacchiotti!;)

  38. franz krauspenhaar Says:

    alla fine? subito!

    grande troisi? il comico (?) più sopravvalutato d’italia. da sottotitolare.

  39. chi Says:

    ma perché bindi e rodriguez sono i due tipi femminili? io non saprei dove collocarmi, non so voi, tra una cattolica rigorosa che non è che chissà che geniali meriti abbia e una showgirl belloccia fidanzata di corona…a me pare il solito autoconfinamento, giusto rimodellato sull’attualità. almeno scegliamoci un’alternativa migliore: sonia quaratino e silvia azzoni, che ne so? rita levi montalcini ed elisa…
    e perché dovrebbero essere gli uomini a scegliere? magari si può scegliere anche noi…
    e sono d’accordo con franz su troisi, penso per mia ignoranza, che non lo capisco e dunque non mi fa nemmeno ridere.

  40. nicole Says:

    Beh beh…tutto è opinabile, soprattutto i gusti.
    E forse la battuta sui cento orsacchiotti non è stata colta…Ehm…i Cento orsacchiotti erano proprio tra la Bindi e la Rodriguez. Nel senso che esiste una SANA, via di mezzo. Fatta di tante donne, che non rappresentano entrambe.

    La prossima volta cercherò di essere più chiara, soprattutto, con chi non non conosce l’uso delle metafore.

  41. nicole Says:

    E riguardo Troisi…neanche io lo capivo alla lettera, ma ci sono cose che non hanno nemmeno bisogno di traduzioni, basta coglierle.E cmq quasi tutti i comici presenti in tv , hanno a mio avviso bisogno di traduzioni simultanea.
    Ma al contrario di Troisi, non trasmettono poesia e morale.

  42. franz krauspenhaar Says:

    troisi è sopravvalutatissimo, e a me non risulta trasmettesse morale nè poesia. io, che non sono in grado di intendere la metafora sugli orsacchiotti (chissà perchè ho pensato al gay lucio dalla) e in generale l’ uso della metafora (una cosa che si mangia in parte e fuori casa, come il cono gelato, mi pare) figuriamoci se posso capire (in tutti i sensi, con o senza sottotitoli) il defunto genio di san giorgio a cremano.

  43. chi Says:

    nemmeno io avevo capito la metafora delle donne orsacchiotto.
    in ogni caso, franz, per le metafore, devi applicarti. parti da quelle facili, giornalistiche (io di questi tempi adoro: “sete di giustizia”) e poi passi al battello ebbro, come se niente fosse. a me il gelato piace nel bicchierino. nel cono, il gelato ammoscia il biscotto.
    ed è subito pappone.

  44. nicole Says:

    Non c’è niente di più ridicolo di chi si atteggia a piscopseudointelletttuale.
    E di chi non se ne rende nemmeno conto.

    AHIAAAAAAAAAAAAAAAAA

    P.S.
    Per rispetto del padrone di casa eviterò di rispondere in futuro a chi polemizza senza alcuna sostanza.

  45. franz krauspenhaar Says:

    “piscopseudointellettuale”.

    ma ti rileggi o è tutto farina del tuo sacco.

    non mi sono mai atteggiato in vita mia. e adesso cerca un blog adatto alle tue esigenze, se non vuoi risultare ridicola.

  46. nicole Says:

    Cos’è lesa maesta?
    Potrei offenderti e anche di più, ma sarebbe infierire sul nulla.

    Sei il proprietario del blog? Se è così non ho nessun problema al riguardo. Altrimenti hai deliri di ONNIPOTENZA.

    Sto ridendo di gusto;)

  47. nicole Says:

    e comunque non mi riferivo a te…sei stato troppo precipitoso e forse io non abbastanza chiara.
    Mi riferivo a CHI.

    Punto

  48. franz krauspenhaar Says:

    no, non sono il proprietario del blog. e comunque io e chiara la pensiamo allo stesso modo, dunque va bene lo stesso.

  49. nicole Says:

    di solito camminano in coppia…hai ragione:)

  50. chi Says:

    oddio, davvero dicevi a me? povera me, che ho fatto? mi sembrava di essere stata gentile:
    non ho raccolto quando mi hai velatamente tacciato di essere un pò fessa e di non capire le metafore, anzi ho detto che non avevo capito io, quando avrei potuto ben dire che, tecnicamente, quella dell’orsacchiotto una metafora non lo è affatto.
    ho detto che non mi piaceva troisi perché probabilmente non ne capivo il dialetto e, anche qui, non ci vedo nulla di offensivo.
    per il gelato, scherzavo un pò rozzamente su doppi sensi sessuali e su “ed è subito sera”, ma rispondevo a franz, che non sembra essersi offeso.
    tra l’altro, non sono nemmeno lontanamente un’intellettuale, né pseudo, né pisco…di lavoro faccio la fuffologa, giro, vedo gente, faccio cose, figurati se mi atteggio.
    aggiungo, per farmi maltrattare definitivamente, che non ho nemmen capito chi di solito va in coppia.
    comunque questo thread l’abbiamo fin troppo consumato, siamo fottuti 🙂

  51. nicole Says:

    Su quest’ultima battuta potrei rivalutarti, per quel che puo’ interessarti.
    Io mi ero limitata a citare una cavola di cosa…e poi il caos.
    Credo sinceramente che abbiamo un po’ tutti esagerato. So leggere anche tra le righe ad ogni modo.
    Senza rancore.

  52. chi Says:

    pace. 🙂

  53. andrea Says:

    Troppo divertente leggere queste diatribe; quasi quasi si potrebbe aprire un blog di soli commenti!

  54. franz krauspenhaar Says:

    chiamala diatriba… io e chiara come coppia di carabinieri…

  55. chi Says:

    franz, ma quanto saremmo belli in divisa? 🙂

  56. paolo ferrucci Says:

    Sergio, ma dove sei?

  57. sergiogarufi Says:

    ciao paolo, in questi ultimi giorni sono stato un po’ malato ma niente di grave. ora sono qui che sto leggendo un pessimo libro, “contro i maestri dello sconforto”, di nancy huston edito da excelsior 1881.

  58. elena Says:

    “Contro i maestri dello sconforto” ovvero contro i commentatori di blog? ;))

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