di Vera Behles
Mia nonna da ventiquattrore è in clinica e lotta contro la morte: è disidratata e ha una crisi respiratoria. Ha novantaquattro anni, e da qualche tempo l’unica cosa che le dà piacere è mangiare. Prima leggeva. Vite dei papi, encicliche, storie esemplari di santi e padri pii. Donne, niente. La fede di mia nonna vive sotto il segno della mascolinità, nel pieno spirito del cattolicesimo più tradizionale. Il suo padre confessore era un gesuita raffinato e colto che la faceva sentire una nullità, lei che era poco istruita e per questo riponeva in lui la massima fiducia. I compiti delle dame, nella congregazione, erano di realizzare orribili presine a uncinetto, ricamare centritavola di cotone con disegni natalizi o pasquali e preparare dei cestini di viveri per certe famiglie di poveri che erano sotto la loro protezione.
La nonna ora non può più leggere, che ha la cataratta. Non può più lavorare con l’ago o con l’uncinetto, che ha l’artrosi alle mani. Mangia. (more…)