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Il plagio furbo

novembre 26, 2010

Cos’è un plagio furbo? E’ un plagio non letterale, che non ricalca pedissequamente il brano che si vuole copiare, ma ne imita il ritmo, la scansione, il senso. E’ un adattamento, insomma, una trasposizione. Da una storia a un’altra. Uno parla di fiumi e l’altro di mare, uno di barche e l’altro di locande, ma l’effetto di dissolvenza, e le parole chiave per ottenerlo, sono gli stessi. Per esempio Baricco, il suo Oceano mare, nel finale presenta delle somiglianze impressionanti con l’explicit del Viaggio al termine della notte di Céline. E il sospetto cresce conoscendo la sua passione per il capolavoro del francese, di cui recitò alcuni brani in Totem, la sua trasmissione televisiva. Senza contare che quella chiusa è unanimemente considerata il pezzo forte del libro, la zampata risolutiva, dove si manifesta in pieno il genio romanzesco di stringere tutti gli eventi in un unico nodo indissolubile. Vabè, io li propongo in parallelo, poi ognuno si farà la propria opinione:

Camminava veloce, senza voltarsi mai. Così non la vide, la locanda Almayer, staccarsi da terra e disfarsi leggera in mille pezzi, che sembravano vele e salivano nell’ aria, scendevano e salivano, volavano, e tutto portavano con sé, lontano, anche quella terra e quel mare, e le parole e le storie, tutto, chissà dove, nessuno lo sa, forse un giorno qualcuno sarà così stanco che lo scoprirà.”

(Baricco)

«Lontano, il rimorchiatore ha fischiato; il suo richiamo ha passato il ponte, ancora un’arcata, un’altra, la chiusa, un altro ponte, lontano, più lontano… Chiamava a sé tutte le chiatte del fiume, tutte, e la città intera, e il cielo e la campagna, e noi, tutto si portava via, anche la Senna, tutto, che non se ne parli più

(Céline)