Fra cinque giorni ci sara’ la cerimonia di assegnazione del Premio Strega e io spero che lo vinca Emanuele Trevi. Sono convinto che sia uno dei migliori scrittori italiani e che meriti di vincerlo da anni. Qualcosa di scritto e’ un bellissimo libro, ma non e’ l’unico suo a meritare un riconoscimento cosi’ importante. Senza verso, per esempio, non era da meno. Lo so, scriviamo per lo stesso editore, ma la mia stima per lui come critico e narratore data da molto prima, e sull’archivio di questo blog fortunatamente ve n’e’ traccia. Quando mesi fa seppi dal mio editor che candidavano Trevi allo Strega, temetti che non avesse possibilita’ di vincere. Ponte alle Grazie fa parte del Gruppo GeMS, il terzo gruppo editoriale italiano, e certi rapporti di forza pesano allo Strega, se no non si spiegherebbe come mai i vincitori degli ultimi anni appartenessero ai gruppi Mondadori-Einaudi e Rizzoli-Bompiani. Scrivere per GeMS, al di la’ del valore di cio’ che si e’ scritto, allo Strega in genere garantiva non piu’ di un onorevole terzo posto, come dimostrano Matteo Nucci e Bruno Arpaia (e comunque non senza un notevole lavoro lobbistico sottorraneo). Ma nel suo caso esiste una convergenza d’interessi che potrebbe bypassare questo handicap. Primo il fatto che fra poco uscira’ un libro di Trevi per Einaudi Stile Libero (come ha annunciato Paolo Repetti su facebook), bissando cosi’ il suo esordio narrativo (I cani del nulla). E questo prossimo libro di Trevi beneficerebbe molto della vittoria dello Strega – forse addirittura piu’ di Qualcosa di scritto, che ha il difetto di presentarsi con un look un po’ ostico da saggio di critica letteraria su Pasolini, tanto che Fazio a Che tempo che fa lo azzoppo’ dicendo che per apprezzarlo era necessario leggere Petrolio – in una certa misura ricompensando Einaudi della sconfitta di Marcello Fois, il suo autore ufficiale. E inoltre il fatto che un einaudiano di ferro come Ernesto Ferrero, che lavoro’ pure per Mondadori, in occasione del Salone del Libro ha fatto un sorprendente endorsement appoggiando la candidatura di Trevi. Insomma, secondo me ce la potrebbe fare.
Archive for giugno 2012
Il Premio Strega a Trevi
giugno 30, 2012varianti di copertina
giugno 15, 2012una lettura di Francesco Sasso
giugno 15, 2012un pezzo su Panorama.it
giugno 13, 2012Perché mi piace Roma
giugno 5, 2012Nel mezzo del cammin della mia vita precedente, quando facevo l’arredatore, un pomeriggio primaverile mi ritrovai in una zona residenziale di Milano a ritirare delle tende. Lì abitava la sarta che cuciva i tessuti che le davamo per conto dei nostri clienti. Era una vecchietta esperta che arrotondava la pensione con questi lavori di cucito che svolgeva a casa sua. L’appuntamento era stato fissato il giorno prima al telefono, le tende sarebbero state pronte per le 15. Arrivai puntuale ma disse che le serviva ancora mezz’ora, e mi invitò a fare un giro e tornare più tardi. Quando uscii in strada mi accorsi che non c’era niente da fare nei dintorni, era un quartiere dormitorio di palazzi anni 70 immersi nel verde, privo di bar o vetrine da sbirciare. Non sapevo come ammazzare il tempo e non volevo chiudermi in auto ad ascoltare musica. Era una bella giornata e avevo voglia di stare all’aria aperta. Spostarmi verso zone più vive non aveva senso, l’andata e il ritorno avrebbero preso troppo tempo. Così passeggiando vidi nella traversa una scuola elementare coi bambini che facevano ricreazione nel campetto da basket adiacente. Mi sedetti su una panchina di fronte alla recinzione e li guardai giocare, le loro scorribande mi mettevano allegria. Sulle altre panchine c’erano un paio di anziani e una mamma col neonato sul passeggino. Presto notai che i vicini mi guardavano male, finché il sospetto si tramuto’ in una spessa e compatta ostilità nei miei confronti. Non si capacitavano della mia presenza. Un uomo di 35 anni, apparentemente sano, in età da lavoro ma che non lavora, non poteva starsene lì a bighellonare se non per motivi ignobili (pedofilia, droga, malaffare). Provai a infischiarmene ma il loro odio cresceva, era insostenibile, sembravano sul punto di aggredirmi, allora mi alzai e me ne andai.
Quando mi chiedono le differenze con Milano e cosa mi piace di Roma elenco la luce strepitosa, il suo cielo limpido, la bellezza incomparabile di certi scorci, il cibo godurioso, tutte cose che mi han cambiato l’umore, ma più di tutto è la storia della panchina. E proprio leggendo il bel libro di Beppe Sebaste intitolato Panchine (contromano Laterza) venni a sapere che nella Milano del boom economico, quella dei primi anni Sessanta, Luciano Bianciardi fu licenziato dall’editore Feltrinelli per scarso rendimento, dato che «strascicava i piedi». Ecco, a Roma questo non potrebbe succedere, oggi come allora. Qui l’ozio non è visto con sospetto, non è considerato pericoloso o sovversivo. Anzi, viene prima del lavoro (anche linguisticamente: necotium è la negazione dell’ozio). Roma mi piace perché è una città che mi somiglia.