c/o è un’abbreviazione che origina dalla locuzione inglese care of, che significa “alle cure di”, inteso come “domiciliato presso”, e ha lo scopo di permettere il recapito della posta a persone alloggiate presso altri perché prive di indirizzo proprio. Con la mia fissazione per gli indirizzi degli autori prediletti (per esempio qui), ho scoperto che questo stigma sociale spesso qualifica gli scrittori nel loro momento aurorale, semiclandestino, che può non situarsi nel pieno della giovinezza, e sono convinto che non siano solo motivi economici a imporlo. C’è qualcosa di più, come se un indirizzo proprio non potesse che scaturire dalla nuova identità letteraria, attendesse la sua ufficializzazione (che come tale in genere implica pure un aumento di reddito), o come se un autore in erba necessitasse di qualcuno che si prenda cura di lui per esprimere al meglio le sue potenzialità.
Due autori che amo (entrambi traduttori di Poe). Giorgio Manganelli appena arrivato a Roma andò ad abitare in una camera ammobiliata della famiglia Magnoni in via Gran Sasso 38, e ci restò dal giugno 1953 (ossia da quando aveva 31 anni) fino al 1965, traslocando quattro volte sempre con la stessa famiglia. Julio Cortázar, come si evince dal fitto carteggio con l’amico fraterno Eduardo Jonquières, contrappunta i suoi numerosi indirizzi europei con quella sigla (rue Mazarin 54 chez Champion a Parigi; via della Spada 5 presso Pruneti a Firenze; via di Propaganda Fide 22 presso Sanvitale a Roma), più o meno negli stessi anni (dal 1953 in poi) ma a un’età più avanzata di Manganelli (l’argentino era del ’14). Insomma, pur facendo le debite proporzioni mi sono consolato, che ne ho quasi 50 e sto già al terzo c/o romano (quello nella foto di Google street fu il primo: circonvallazione Trionfale 25, presso Caporali).