“Un giorno del 1946 nella redazione dell’Einaudi si fa un gioco. Mentre tutti stanno lavorando insieme in uno stanzone, qualcuno starnutisce. Bisogna esprimere sinceramente ad alta voce il desiderio cui si tiene di più, perché solo così il desiderio si avvererà come vuole la leggenda. Natalia Ginzburg dice: ‘calze di nylon’. Pavese: ‘la gloria’”
Archive for Maggio 2018
It’s still the same old story
Maggio 27, 2018I guilty pleasures dell’ingegnere
Maggio 26, 2018
Le pratiche inevase
Maggio 25, 2018Signore, a fare data dal mese prossimo
voglia accettare le mie dimissioni
e provvedere se crede
a sostituirmi.
Lascio molto lavoro non compiuto
sia per ignavia
sia per difficoltà obiettive.
Dovevo dire qualcosa a qualcuno
ma non so più che cosa e a chi
l’ho scordato.
Dovevo anche dare qualcosa
una parola saggia, un dono, un bacio
ho rimandato da un giorno all’altro
mi scusi
provvederò nel poco tempo che resta. (more…)
Piccoli Rubiconi crescono
Maggio 24, 2018Per me mio padre è morto il 2 settembre 1990. Sulla lapide in marmo nero al cimitero Maggiore c’è scritto 21 dicembre 1991, ma quella è solo burocrazia, dati da censimento, termini utili per stabilire da quando decorre la pensione di reversibilità. In verità lui decise di farla finita il 2 settembre 1990, quando aveva 55 anni, la mia stessa età adesso, e per me fa fede quella data, per me lui cessò di vivere quel giorno. L’anno e mezzo in più che rimase in coma in ospedale a Garbagnate non lo visse veramente, ma sopravvisse, contro la sua stessa volontà e contro ogni logica, per cui io non lo conto.
Ho sempre più bisogno delle foto. Passa il tempo e i ricordi di lui mi si annebbiano, si scontornano, e per raffigurarmelo ancora ricorro alle poche foto superstiti. Non ce ne sono tante che ci ritraggono assieme, forse quattro o cinque. Qui siamo in barca a Lipari, dove trascorremmo tante vacanze estive. Ricordo quel giorno. York, il nostro dobermann era terrorizzato dalla velocità del motoscafo di un cliente facoltoso di mio padre, e infatti poco dopo se la fece sotto spruzzando di merda quei cuscini candidi. Arrivati in porto non aspettò che ci assicurassimo al molo, e sfuggito alla mia presa spiccò un balzo verso terra fallendo però l’attracco. Finì sotto la chiglia e scomparve alla nostra vista creando il panico, allora m’immersi subito e lo riportai a galla assieme a un bel po’ di graffi provocati dalle sue unghie. Occhio e croce eravamo intorno al 1980, e questa foto mi ha fatto ricordare pure che io ero arrabbiato con mio padre per non aver lasciato a casa il cane, dove poteva starsene bello comodo e in pace. Comunque, anche mio padre gli voleva bene. Magari si scocciava a portarlo giù la notte, ma mentre guardava la tv la sera non smetteva mai di accarezzarlo, era il suo scacciapensieri. Quante cose, senza neanche accorgermene, sto via via perdendo di lui.
Forse è una mera questione aritmetica. Se lui è morto nel 1990, quanďo io avevo 27 anni, vuol dire che oggi, che ne ho 55, ho attraversato un piccolo Rubicone del nostro rapporto, e cioè il fatto che ora è più il tempo che ho passato senza di lui che quello che ho passato con lui, e come un’auto che attraversa un ponte, ogni esperienza fatta, ogni persona incontrata, ogni minuto trascorso mi allontanano sempre più da lui, me lo fanno vedere sempre più piccolo e sfocato negli specchietti della memoria, fino a che sarà solo un puntino all’orizzonte alle mie spalle.
Le ultime parole di PVT
Maggio 22, 2018“La letteratura non salva, mai.
Tantomeno l’innocente.
L’unica cosa che salva è l’amore fedele e la ricaduta (che è come il temporale) della grazia”
(Le ultime parole di Pier Vittorio Tondelli)
cosa resterà
Maggio 21, 2018Chissà cosa resterà di tutti questi diari in rete, forse niente, magari solo poche righe, o più, non lo so, racconti fantasie e confessioni di gente che fa la sua corsa da sola per il piacere della corsa, come quei ciclisti che seguono le competizioni per strade parallele e per un po’ vedi che stanno a fianco dei campioni, come se partecipassero anche loro alla gara, poi a un certo punto smettono, li lasciano andare, un po’ perché non hanno più fiato, e un po’ perché tanto loro non corrono per nessuno.
Papaveri e binari
Maggio 19, 2018Che bella l’incoscienza dei papaveri che crescono sui binari.
Una favola di Cioran
Maggio 18, 2018La mia Milano
Maggio 15, 2018Una targa in memoria della povera Rosetta, al secolo Elvira Andrezzi, la prostituta più famosa del Ticinese, che divenne una figura leggendaria della Milano dei primi del secolo, anche per merito di una canzone di Nanni Svampa. Abitava in un anonimo palazzo oggi ambitissimo vicino alla Darsena, in via Gaudenzio Ferrari 7. Non so se le sua bellezza togliesse davvero il fiato, come recita la targa commemorativa posta in piazza Vetra, il luogo dove batteva. Dalle foto d’epoca penso che oggi non farebbe più lo stesso effetto, i canoni estetici cambiano, come tutto il resto.
Rosetta ebbe una vita breve e turbolenta che negli ultimi mesi sembrava essersi riscattata dal marciapiede grazie al teatro. Aveva cominciato infatti a esibirsi con discreto successo come canzonettista ed era in partenza per Genova per una tournée, quando fu picchiata a sangue da un questurino calabrese che le dava il tormento perché si era invaghito di lei senza essere corrisposto. Morì il 27 agosto 1913, pochi giorni prima di compiere diciott’anni. Che bella una città che ha delle targhe così.