Archive for settembre 2019

L’ultimo grande mostro sacro

settembre 20, 2019

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se c’è una cosa che mi è rimasta impressa, del momento in cui sentii per la prima volta il nome di borges, è il motivo per cui volli assolutamente leggere un suo libro. fu un giudizio di pietro citati, uscito sul corriere della sera. parlando dello scrittore argentino lo definì “l’ultimo grande mostro sacro della letteratura mondiale.” ecco, leggendo quella sentenza pensai che dovevo per forza conoscerlo, che era come se fossi un giovane cittadino di firenze del 1300 che non sapeva chi fosse dante alighieri. ora ho scoperto che quel tipo di parallelo appartiene anche a mario vargas llosa.

due me

settembre 18, 2019

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Ispirato da un fotomontaggio di Saul Steinberg, in cui il vecchio illustratore tiene per mano se stesso bambino, immagine che apre la sua biografia edita da Adelphi, ho fatto la stessa cosa con una foto di quando avevo 34 anni e vivevo a New York (1997), e una di quando avevo due anni e mezzo e stavo in vacanza a Castelldefels, vicino a Barcellona.

la stanza degli amanti clandestini

settembre 12, 2019

 

placca

Questa piccola targa veneziana si trova all’entrata dell’hotel La Calcina, nel sestiere di Dorsoduro, di fronte alla Giudecca. Lì davanti ci ero passato un sacco di volte, ma avevo notato solo la placca che ricorda uno dei suoi ospiti più illustri, John Ruskin.calcina

La targa in francese invece l’hanno messa in una posizione un po’ defilata, come se per leggerla bisognasse cercarla bene, meritarsela, e questo è l’aspetto che preferisco di Venezia, che fa riferimento al suo nome: veni etiam, vieni ancora, che una vita intera non basta per scoprire tutti i suoi tesori, insomma un chiaro invito a tornare e ritornare, come diceva Luigi Groto, il cieco di Adria che l’amava tanto e vi morì. Luigi Groto / Gem.v.Tintoretto - Luigi Groto / Ptg.by Tintoretto / C16th - Luigi Groto / Peint. Tintoretto

Il dettaglio curioso della piccola targa in francese è che commemora e ufficializza un amore clandestino, che visse nascosto per molto tempo e che fra quelle mura si rifugiava due settimane all’anno. Infatti lì non soggiornò una coppia ufficiale, ma due amanti famosi, la scrittrice belga Dominique Rolin, morta nel 2012 quasi centenaria e autrice di una trentina di romanzi molto apprezzati in Francia, e Philippe Sollers, lo scrittore e filosofo di ventitré anni più giovane che a Venezia, come città degli innamorati, ha dedicato pagine appassionate che la ripercorrono dalla A di Accademia alla Z di Zattere. sollLa loro relazione cominciò nel 1958 e proseguì anche dopo che lui si sposò con un’altra nota intellettuale francese di origine bulgara, la psicanalista Julia Kristeva, che era all’oscuro di tutto. Il loro epistolario amoroso conta 5000 lettere e durò mezzo secolo. Lui cominciava ogni sua lettera a Dominique con «Mon amour», mentre lei era più fantasiosa: «Mon Philippe chéri… Mon bienamour… Mon tellement chéri… Mon splendamour… Mon homme-amour… Mon toutankamour… ». Il pubblico scoprì la storia del triangolo nel marzo 2000, durante una puntata del Bouillon de Culture, il seguitissimo talk show di Bernard Pivot, quando Dominique rivelò che il suo rapporto con Philippe era scandito da degli appuntamenti precisi: una cena a settimana a Parigi e due viaggi all’anno a Venezia, dove soggiornavano appunto nella stanza n°32 (una doppia classic con vista) al terzo piano di questo albergo.

Il migliore di tutti noi

settembre 11, 2019

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Come diceva Albrecht Durer.

La risposta di Dio a Giobbe

settembre 10, 2019

"Les Plus Belles Annees D'Une Vie" Red Carpet - The 72nd Annual Cannes Film Festival

La fine del mondo

settembre 5, 2019

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Domenica chiude la storica libreria Feltrinelli di via Manzoni. Per me è un lutto. Ci andavo con mio padre da bambino alla fine degli anni 70, quando lui aveva lo studio legale al 12, entrando nel cortile del Poldi Pezzoli. Quella libreria, il museo e il ristorante Don Lisander con i tavolini all’aperto sono stati i pilastri della mia educazione sentimentale. Quella Feltrinelli non assomigliava alle classiche librerie blockbuster della catena, non era un supermarket dei libri. Aveva solo due vetrine che ospitavano titoli di uno snobismo formidabile, niente videocassette o dischi, poi si sviluppava tutta in profondità e dentro c’era un silenzio che manco in chiesa durante la funzione. Era un vero tempio della cultura, rispettato anche dai mercanti, e infatti ricordo il mitico Cuccia, ancora più gobbo del solito, che curiosava fra gli scaffali e non usciva mai a mani vuote. È la fine di un mondo. Sì, lo so, come diceva l’antropologo De Martino la fine del mondo c’è sempre stata. Che pensarono gli Incas di fronte ai conquistadores spagnoli, quei marziani piovuti da chissà dove, se non che quella era la fine del mondo? Noi oggi possiamo dire che era la fine del loro mondo, ma che cos’è la fine del mondo, se non sempre la fine del proprio mondo?

Dare a Cesare

settembre 3, 2019

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Sto leggendo un bellissimo saggio su Prosperino delle Grottesche, che investiga la natura della sua ricca collezione d’arte, oltretutto a firma di Riccardo Gandolfi, lo scopritore della biografia di Caravaggio scritta da Gaspare Celio, e mi sono imbattuto in questa frase evidenziata, in cui si irride una persona a causa del suo anonimato, che mi è sembrata gratuitamente stupida e offensiva.