Un saggio di Frédéric Weinmann incluso nel volume La Pensée sur l’art dans le roman des XX et XXI siècles edito da Garnier tre mesi fa e frutto di un seminario di letteratura comparata tenutosi alla Sorbona il 17 e 18 novembre 2014.
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il dialogo delle arti
ottobre 10, 2019La fine del mondo
settembre 5, 2019Domenica chiude la storica libreria Feltrinelli di via Manzoni. Per me è un lutto. Ci andavo con mio padre da bambino alla fine degli anni 70, quando lui aveva lo studio legale al 12, entrando nel cortile del Poldi Pezzoli. Quella libreria, il museo e il ristorante Don Lisander con i tavolini all’aperto sono stati i pilastri della mia educazione sentimentale. Quella Feltrinelli non assomigliava alle classiche librerie blockbuster della catena, non era un supermarket dei libri. Aveva solo due vetrine che ospitavano titoli di uno snobismo formidabile, niente videocassette o dischi, poi si sviluppava tutta in profondità e dentro c’era un silenzio che manco in chiesa durante la funzione. Era un vero tempio della cultura, rispettato anche dai mercanti, e infatti ricordo il mitico Cuccia, ancora più gobbo del solito, che curiosava fra gli scaffali e non usciva mai a mani vuote. È la fine di un mondo. Sì, lo so, come diceva l’antropologo De Martino la fine del mondo c’è sempre stata. Che pensarono gli Incas di fronte ai conquistadores spagnoli, quei marziani piovuti da chissà dove, se non che quella era la fine del mondo? Noi oggi possiamo dire che era la fine del loro mondo, ma che cos’è la fine del mondo, se non sempre la fine del proprio mondo?
fratelli di Ventolin
Maggio 9, 2018Corpus Inscriptionum Latrinarum
Maggio 8, 2018(la toilette di Flash Art)
almanacco dei giorni perduti
marzo 23, 2018(Vorrei scrivere un libro così, e vorrei che un editore lo volesse da me)
19 gennaio
FINE
sto piangendo, non so se di gioia; sono le ore sei e sei minuti del 19 gennaio 1961; sto scrivendo in casa Magnoni, nella mia stanza, e sono solo in casa; è un freddo giovedì, sereno di cielo; alle otto e venti devo vedere Ebe a Porta Pia, davanti al Cinema Europa; non so ancora se le dirò che
HO SCRITTO UN LIBRO
ore 6 e 8 minuti
Al culmine della felicità si piange, come succede a Giorgio Manganelli, l’estensore di queste righe concitate. Il libro di cui aveva appena terminato la prima stesura era il suo esordio narrativo, Hilarotragoedia, che uscirà più di tre anni dopo. Chissà se poi lo disse a Ebe, la sua paziente compagna, quando la incontrò di fronte al cinema Europa. Il cinema è rimasto lì, io ci passo davanti quasi tutti i giorni in macchina quando esco dall’ufficio. Se potessi andare indietro nel tempo mi piacerebbe fare un salto in quel momento preciso, spiare l’atto di nascita di un grande scrittore, o meglio la sua autocertificazione, una delle poche che il tempo non ha sbugiardato. Sarei curioso di assistere a quell’istante fondativo, a quella sensazione travolgente che fa capire che tipo di investimento emotivo ci sia dietro un libro. Tuttavia, salvo rari casi come questo, di solito sono più attratto dalle pause e dagli inciampi di una biografia che non dai suoi momenti capitali, dalle sue “scelte irrevocabili”. Insomma, se posso lascio volentieri ai grandi critici come George Steiner il piacere di baloccarsi con le grammatiche della creazione e mi accontento di scandagliare quelle, ben più sottili e impervie, della ricreazione.
8 febbraio
Sono le sei del mattino ed è buio pesto. A Parigi Julio Cortázar e sua moglie Aurora dormono in una delle due stanze che hanno preso in affitto da M.me Champion, un’insegnante d’inglese che vive al secondo piano di rue Mazarine 54. Sul tavolo in cucina sono posati la macchina da scrivere, un dizionario di francese aperto e Le Memorie di Adriano, il libro che Julio sta traducendo per conto dell’editore Sudamericana. Aurora ha l’influenza da un paio di giorni. La fronte le scotta, respira con la bocca aperta e russa un po’. Lui la sveglia per farle bere uno sciroppo che deve prendere quattro volte al giorno ma lei si arrabbia, protesta che voleva continuare a dormire, stava sognando uno stupendo romanzo poliziesco ed era sul punto di scoprire il colpevole.
22 marzo
Alle ore 19 del 22 marzo 1842, camminando sul marciapiede di rue des Capucines, a Parigi, Stendhal veniva colto da un infarto e si accasciava a terra all’altezza del civico 24, dove adesso c’è un negozio di abbigliamento Tommy Hilfiger. Poi, va beh, l’indomani moriva.
Storia di un fotografo
marzo 23, 2018Gli scatti di Frank Horvat ai Musei Reali di Torino.