Finché quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il Mondo non merita
la fine del mondo.
(Wislawa Szymborska)
Finché quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il Mondo non merita
la fine del mondo.
(Wislawa Szymborska)
Cosa vuol dire, “pensare a qualcuno”? Vuol dire: dimenticarlo (senza oblio, la vita non sarebbe possibile) e risvegliarsi spesso da questo oblio. Per associazione di idee molte cose ti riportano al mio discorso. “Pensare a te” non vuol dire nient’altro che questa metonimia. Poiché, in sé, questo pensiero è vuoto: io non ti penso; ti faccio semplicemente tornare alla mente (a misura che cresce in me l’oblio di te). E’ la forma (il ritmo) che io chiamo “pensiero”: non ho Niente da dirti, senonché questo Niente è a Te che lo dico.
(Sigmund Freud, Lettere alla fidanzata Martha)
“Mi sbigottisce sempre, a pensarci, il cimitero innumerevole dei minuti: ognuno simile a un moto d’onda, a un’ondulazione d’onde nel mare. Che muore, rinasce, di cui non rimane memoria.”
“Non veduta ma visione, non panorama dal terrazzo delle due dame ma proiezione allegorica dei loro pensieri”.
“non lasciate vuoto quel silenzio!”
(Riccardo Muti ai giovani orchestrali della Scala che provano la Traviata)
“Da soli si può andare in giro, in due si va sempre da qualche parte” (Kim Novak a James Stewart in La Donna che visse due volte)
“Para mí era un señor ciego, bueno, al que debía ayudar para tomar la sopa. Un día le dije que yo era una mujer ignorante, del campo, y me atreví a preguntarle por qué era tan famoso.
Sonrió y me dijo: ‘Porque la gente no sabe, Fanny, no sabe…'”.
(Epifania Uveda de Robledo, che fu la colf di Borges per trent’anni)
Un compositore tedesco, Max Reger, un giorno rispose a un critico particolarmente feroce nei suoi confronti dicendo: “sono seduto sulla tazza del water. Ho davanti la sua recensione; presto sarà dietro di me”.