memoria e oblio

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Ho letto una dichiarazione di George Steiner che non condivido. In realtà non è solo sua, appartiene a tutti, la sentiamo ripetere ogni giorno, ovunque, e per questo penso che sia importante esprimere e spiegare il mio dissenso. Steiner dice: “Noi siamo ciò che ricordiamo”. Così, secco, sulla scia di una serie infinita e abusatissima, a partire dal “Noi siamo quello che mangiamo”. No, manco per niente, mi viene da contestargli. Noi non siamo i nostri ricordi. Se proprio la vuol mettere su quel piano, l’ego è un mix di memoria e oblio, un arazzo la cui trama è composta dai ricordi ma con l’ordito fatto di oblio. Perché le due cose sono intrecciate insieme, non si contrappongono o escludono a vicenda, ma ciascuna detiene il senso dell’altra. I ricordi da soli sono un catalogo di ombre e fantasmi, non a caso da Omero a Dante a Freud l’esperienza del ricordo è sempre stata rappresentata come un viaggio nel regno dei morti. Memoria è, letteralmente, “morìa di me”, un piccolo obituario personale, una teoria di mancanze, però l’oblio non va inteso solo come memoria perduta, ma anche come memoria riscattata, fatta propria, metabolizzata, qualcosa di costitutivo che ci definisce e insieme testimonia l’insostituibile presenza di chi ci ha lasciato. Ma la parola che potrebbe alludere a quelle sparizioni resta comunque al di qua del dicibile, è il simulacro di un annuncio e di un’attesa perché sempre promessa e sempre differita.

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Una Risposta to “memoria e oblio”

  1. Nicola Esposito Says:

    Ma l’oblio non è semplicemente l’assenza di ricordo? Non è forse un concetto ridondante?

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