Perché la classe operaia va in paradiso
febbraio 15, 2021date di nascita
febbraio 5, 2021
Il 24 gennaio 1963 è il giorno più freddo in Europa di tutto il XX secolo. Neve e gelo imperversano ovunque. Migliaia di persone rimangono bloccate nella neve senza cibo, medicine e coperte. Si teme per le dighe in Olanda, strette dal ghiaccio in una morsa. Si può andare a piedi dalla Danimarca alla Svezia. A Londra scarseggiano luce, gas e carbone. A Roma sono senz’acqua. A Milano la colonnina di mercurio scende a 14,6 gradi sottozero, e mucchi di neve alti fino a due metri stazionano ai lati delle strade. Alle ore 08.00, in un bilocale al secondo piano di via Lorenteggio 31, dopo un travaglio interminabile per le complicazioni legate al fatto che il cordone ombelicale mi si è stretto intorno al collo come un capestro, nasce il sottoscritto.
No, non è vero. Le circostanze sì, sono quelle, il luogo, l’ora, il travaglio, ma la data è diversa. Sono nato il 30 gennaio 1963, sei giorni dopo. Niente di storico o epocale, nessuna stella cometa. Faceva ancora freddo ma non così memorabile.
Oppure mi sarebbe piaciuto nascere sei giorni dopo il 30 gennaio, cioè oggi, il 5 febbraio, ma il 5 febbraio e basta, non il 5 febbraio di un anno in particolare, giusto per compiere gli anni questo giorno. Mi sarebbe piaciuto perché il 5 febbraio è una data fortemente simbolica, o meglio l’hanno fatta diventare tale di recente, quando hanno deciso che quella sarebbe stata la giornata mondiale del calzino spaiato, e a me sembra che non possa esserci una definizione più azzeccata della mia persona, anzi più calzante, del dire che sono nato in quel giorno.
E invece sono nato il 30 gennaio. Una data qualunque, né storica né simbolica. O forse di simbolico ha proprio questo, il mancare sempre i momenti importanti, l’arrivare ogni volta troppo presto o troppo tardi.
È morta la Maga
luglio 28, 2020Domenica
luglio 18, 2020Il 18 luglio del 1610 era domenica
Generazioni
luglio 16, 2020a sinistra la famosa modella e pittrice Berthe Morisot ritratta dal cognato Edouard Manet nel 1872, a destra la sua discendente di quarta generazione Lucie Rouart, fotografata da Drew Gardner.
L’astronave
luglio 6, 2020Conservavo da tempo questa foto di me a due anni, tenuto per mano da mia zia Felipa assieme a mio fratello Davide. A occhio e croce siamo intorno al ’65, forse nell’unica volta in cui la sorella di mia madre lasciò la Spagna e venne a trovarci, in un posto che pensavo fosse una torre di controllo di aeroporto, forse perché ricorda un po’ quello di Los Angeles. Ora invece scopro, nel momento in cui lo stanno per demolire (l’autogrill sotto i tre archi) e i giornali ne parlano con nostalgia, che quell’ardita struttura sullo sfondo appartiene a una famosa area di servizio, la Villoresi Ovest sull’autostrada Milano-Varese all’altezza di Lainate. È un luogo simbolo, costruito nel ’58 dall’architetto Angelo Bianchetti con una forma futuristica – non a caso il bar fu chiamato l’astronave – che finì in copertina sulla rivista americana Time perché voleva rappresentare la fiducia nell’avvenire, l’annuncio del boom economico che avrebbe modernizzato il paese e reso tutti noi ricchi e felici.
Il genio di Raffaello
giugno 29, 2020Coerentemente con l’anniversario – il cinquecentenario della morte – la mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale parte dalla fine. Il centro focale è la sua morte, i solenni funerali di Stato descritti con ammirazione dal Vasari a decenni di distanza, e tutta la parabola umana e artistica del genio urbinate prende avvio dal suo termine, come una formidabile carrellata a ritroso, un lungo flashback che giunge infine agli esordi, all’alunnato presso il padre Giovanni rappresentato dal disegno di un volto e di una mano.
Insomma, se non vi disturba lo spoiler e l’obbligo d’indossare la mascherina e di sostare cinque minuti per ciascuna delle sedici sale (sì, in totale fa quasi un’ora e mezza), non perdetevi questa mostra. Dietro l’apparenza innocua e reboante della grande monografia e dei “prestiti eccezionali” si cela, grazie a una semplice inversione cronologica, un’acuta riflessione sul genio artistico. Il genio che tutti celebriamo soprattutto quando è morto e ci manca, perché la sua funzione precipua è proprio il mancare, al pari del coniuge ricco, che non è mai così benvoluto come quando se ne può denunciare la scomparsa.
La buona scuola
giugno 8, 2020La forma delle parole disegnate negli anni ’80 dai Draghi Locopei, i ragazzi della scuola media di Novara intitolata a Gianni Rodari.
Quando camminammo sull’acqua
giugno 4, 2020L’alba in aereo
maggio 22, 2020L’alba in aereo l’ha dipinta Rothko.